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Nel 1848 a Londra due pubblicazioni registrano fenomeni culturali apparentemente incompatibili: "Il libro degli snob" - scritto da uno di loro - di William Makepeace Thackeray e il "Manifesto del Partito Comunista" di Karl Marx e Friedrich Engels. Di natura e fini eterogenei, le due opere rispondono a istanze che stanno infiammando la società. L'una orientata a un individualismo tacciato come futile, l'altra alla rivolta politica delle masse proletarie. Argomento di entrambe è la lotta di classe. Cosa accomuna Oscar Wilde e Gandhi, Charles Baudelaire e Pablo Picasso, Totò e Andy Warhol? È esistito uno Snobismo di Venere? Un elogio dello snob presuppone l'esistenza di uno snobismo edificante. Tra aneddoti e analisi, l'autore ci ricorda che il paradosso e l'ironia sono le forme predilette dallo snobismo consapevole del proprio pregio.